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Qual è la prima associazione che viene in mente quando viene nominata la città slovena di Postumia? Inevitabilmente, sono le sue grotte. L’immenso complesso, con ben 24 chilometri di gallerie, è noto in tutto il mondo. La Slovenia è ricca di grotte e questa di Postumia è la più grande. A chi le sceglie come propria destinazione, viene offerta la possibilità di visitarle in abbinamento con un altra grande attrazione, il castello di Predjama, Castel Lueghi. È situato, da oltre otto secoli, sulla cima di una erta parete rocciosa alta 123 metri. Per le sue caratteristiche uniche, è stato addirittura inserito nel Guinness dei primati come il più grande castello di grotta del mondo.


Menzionato la prima volta nel 1274, quando fu costruito dagli abati di Aquileia che gli diedero un aspetto gotico, successivamente venne ricostruito dai nuovi proprietari, la famiglia Luegg, il cui rappresentante più famoso è stato Erasmo. Il possente maniero è stato già più volte utilizzato come set di numerosi documentari e film. La grotta sotto il castello di Predjama è la seconda grotta turistica più lunga della Slovenia. Queste sono decisamente le due più importanti attrazioni di Postumia e dintorni, distanti poco più di 10 chilometri una dall’altra.
Se qualcuno volesse fare una gita un po’ più originale, sempre restando in questa regione, troverà tante interessanti cose da vedere, tutte nel raggio di pochi chilometri. Le grotte minori dei dintorni ormai sono ben note e segnalate strada facendo. Però esistono altre attrazioni meno conosciute e magari più difficili da trovare, ma che merita senza dubbio di essere raggiunte, anche perché, al contrario di tante altre, si può farlo in maniera del tutto gratuita.
LUNGO IL FIUME UNICA. Per chi arriva da Fiume, una volta giunti all’entrata a Postumia basta deviare subito a destra e proseguire verso Planina. Dopo circa 14 km si approda in una vallata, classico esempio di dolina carsica, immersa nel verde e attraversata dal fiume Unica, un corso d’acqua antico, raro se non unico.
Ci fermiamo al primo ponte sull’Unica, all’incrocio che porta all’ex castello. Questo sito, cent’anni fa, era zona di confine con l’allora Regno d’Italia e di quei tempi oggi rimangono tanti muti testimoni, i cippi confinari. Sono ormai quasi “persi” nel verde, ma quelli più grandi e importanti, facili da individuare e da “leggere”, si trovano lungo la strada, da entrambi i lati. La dicitura è ben visibile e si nota subito che si riferiscono alla demarcazione definita da Roma con l’allora Regno dei Serbi, Croati e Sloveni in base al trattato di Rapallo del 1920. Non molto distante c’è il ponte sull’Unica, che conduce verso la località di Planina, un piccolo gioiello che risale al 1763, ai tempi d’oro per la regione.
ANTICA DIMORA NOBILIARE. Noi torniamo indietro e passiamo tra i cippi confinari per “entrare in Italia”. Arriviamo così al castello Haasberg (in sloveno Hošperk), costruito ai margini della piana, dove già sorgeva un altro castello, menzionato per la prima volta come “Castrum Moevntz” o castello di Unec, nel 1295, che fu gravemente danneggiato dal disastroso terremoto del 1511 che distrusse la maggior parte dei castelli della regione. Quello di Haasberg era considerato uno dei più sontuosi della Slovenia. Purtroppo, l’imponente edificio è stato devastato durante la Seconda guerra mondiale e oggi dell’antica dimora nobiliare rimane soltanto lo scheletro, i muri esterni. È difficile immaginare, quando si vedono le rovine, che in passato era uno dei più bei manieri barocchi della Slovenia. È ancora impressionante per le sue dimensioni, ma gli alberi si sono impadroniti dell’interno e poco è rimasto del suo antico splendore. È difficile muoversi, tra la vegetazione. Il tutto è circondato da barriere di protezione perché è pericolante. Il castello vantava un meraviglioso parco, conservato soltanto in parte.
Il primo centro abitato della zona risale al XIII secolo. Era chiamato Unec, come il fiume, però pure castrum Moevntz. Qui venne costruito il primo castello, che ebbe una ricca storia e passò di mano in mano a diverse famiglie. Agli inizi del XVII secolo fu acquistato dagli Enngeberg – in origine Ekchenberg, famiglia che nel XV secolo risiedeva a Radkersburg, piccola città della Stiria al confine con la Slovenia –, i quali decisero nel 1614 di innalzare una nuova dimora, ai piedi della collina. Era costituita da due piani senza anelli difensivi e l’ingresso principale era caratterizzato da una torre a tre piani. A destra c’era un piccolo giardino barocco e di fronte un grande edificio di servizio per la servitù e i cavalli. Nel 1716, Maria Charlotte von Eggenberg vendette il palazzo a Johan Caspar barone Cobenzel (Janez Gašper Kobenzl), la cui famiglia viveva a Prosecco, vicino a Trieste, il quale fece ristrutturare il castello di Haasberg, affidandosi all’architetto italiano Carlo Martinuzzi. Così Hassberg assunse una nuova identità, barocca.
Nel 1846, il principe Weriand von Windischgraetz divenne il nuovo proprietario del castello. Fu proprio questo casato a decidere che il complesso avrebbe dovuto far parte del Regno d’Italia. Poi, durante la Seconda guerra mondiale, i nobili emigrarono in Italia. Successivamente, il castello fu abitato prima dall’esercito italiano, poi dai tedeschi. Un terribile incendio, scoppiato il 29 marzo 1944, lo distrusse completamente. Le fiamme divorarono i pregevoli arredi interni, l’archivio di famiglia e la tomba dei Windischgrätz. L’auspicio è che riesca a recuperare il suo splendore grazie a dei progetti finanziati dai fondi europei.
Accanto al castello sorgeva una chiesa, di cui però non è rimasto niente, mentre dall’altra parte della strada si scorgono ancora l’antico fienile del castello e il cortile erboso circondato da mura con uno spazio per eventi, che ospita una piccola collezione etnologica.
GALLERIE MILITARI, LUOGHI DI FASCINO. Proseguiamo in salita. Due chilometri dopo ci attende un’altra chicca poco nota: l’Unška koliševka, un’immensa ex grotta, in quanto con gli anni/secoli è crollata, presentandosi oggi come un cratere dal diametro di oltre 100 metri. Vicino alla tabella informativa si trovano dei gradini che facilitano l’accesso a quello che è stato qui costruito un secolo fa. Infatti, sotto l’Italia, questa era una zona di confine: la fortificazione di Planina faceva parte del Vallo Alpino, fronte orientale. Sono poco meno di due chilometri di gallerie, una serie di corridori e stanze con diverse sbocchi esterni, alcuni dei quali portano al burrone del cratere. Il tutto è ben conservato. All’interno, sono rimaste diverse insegne originali italiane. Per chi volesse vedere un altro grande complesso sotterraneo militare, consigliamo di andare a ovest di Postumia, tra i paesi di Hrenovice e Hruševje. Anche questo è stato costruito in epoca italiana. È più piccolo del precedente, ha più livelli, ma ciò che lo rende originale sono le scale a chiocciola. Alcune erano in cemento, altre di metallo (non sono state conservate) e conducevano ai posti di combattimento.
Queste strutture, costruite per motivi prettamente militari, oggi sono una meta per tutti, non soltanto per gli appassionati di storia o di eventi bellici. Infatti, si trovano in zone affascinanti, immerse nel verde. offrendo dei panorami mozzafiato. Basta non soffrire di claustrofobia e vestirsi bene, visto che le temperature sono al massimo di 15°C, spesso anche meno. Sono posti meno frequentati, ma che meritano di essere visti.

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Pubblicato su Panorama il 30 giugno 2022.

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